L'opera è destinata a pala dell'altare maggiore della chiesa di San Benedetto da Norcia del XII secolo sita in Arischia, una frazione dell'Aquila, che ha subito molti danni dai terremoti dal 2009 al 2017. La chiesa è in fase di restauro. Il 2 dicembre 2018 il quadro è stato collocato temporaneamente nella chiesa provvisoria in legno. San Benedetto è il patrono del borgo. Il quadro vuole rappresentare un San Benedetto "di" Arischia e si ispira liberamente ad una statua che non è stata rovinata dai terremoti. Il santo è collocato tra la balaustra-marciapiede, che rappresenta lo spazio interno della chiesa, e il selciato e viene rappresentato nell'atto di uscire fuori dalla chiesa per stare in mezzo alla gente. Il volto è stato modificato rispetto alla statua di riferimento e qui ha un aspetto paterno e protettivo. Le montagne alle spalle rappresentano il lato nord-ovest del massiccio del Gran Sasso che per Arischia è cultura e vita. Il bosco di Chiarino, di queste montagne, è stato oggetto di lotta molto dura da parte degli abitanti del paese contro il senatore Cappelli che rivendicava un diritto di possesso ai primi del novecento. Le costruzioni sulle pendici simboleggiano il borgo (con la chiesa, il palazzo del barone, la fonte degli archi dell'anno mille, il mulino dei Cappelli). Il paese è posto alla destra di San Benedetto, posizione d'onore, e all'altezza del cuore, in segno d'affetto. Questo quadro è stato realizzato e donato dall'autore come contributo spirituale alla ricostruzione post terremoto.